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Uno dei più diffusi problemi a cui può andare incontro il ginocchio del ciclista è la condropatia femoro-rotulea. Nel ciclismo, una flessione della gamba di 130°, misura presa nella parte posteriore del ginocchio tra l'angolo formato dalla gamba e dalla coscia, porta ad una pressione sulla rotula di 260 kg/cmq, mentre quando si arriva ad una flessione di 145° la pressione arriva a 420 kg/cmq e può giungere fino a 900 kg/cmq quando la flessione arriva a 90°. Da questa analisi è facile rilevare una relazione inversamente proporzionale tra l'altezza della sella e la pressione femoro-patellare e proporzionale alla lunghezza delle pedivelle. In tali condizioni, la cartilagine femoro-rotulea può andare incontro ad un’usura precoce e conseguente degenerazione. Le principali cause scatenanti questa patologia possono essere riassunte in fattori di predisposizione individuale o in fattori tecnici. Tra le disposizioni individuali vanno annoverate: una debolezza del muscolo vasto mediale, anomalie strutturali, incremento dell'angolo formato tra l'asse del femore ed il prolungamento dell'asse della tibia (frequente nelle donne con bacino largo). Tra le cause tecniche segnaliamo: uso di rapporti lunghi per periodi prolungati, SFR (salite forza resistente) effettuate a numero ridotto di pedalate (30-40 pedalate al minuto), livelli di sella bassi, sella e ginocchio avanzati rispetto al perno del pedale, pedivelle troppo lunghe rispetto alla lunghezza del femore, esercizi in palestra. Il sintomo principale della patologia è generalmente un dolore alla rotula, inizialmente avvertibile solo dopo alcune ore dalla fine dell'allenamento; se non immediatamente curata, invece, il dolore inizia subito poco dopo l'inizio della pratica ciclistica anche con sforzi moderati. Una volta accertata l’infiammazione, il trattamento consiste nel riposo, nell'uso di antinfiammatori e nella fisioterapia.

 

 

Una volta superato lo stato di sofferenza locale e rafforzato il muscolo a sufficienza, può essere ripresa l’attività ciclistica con gradualità, previo controllo della posizione e dei componenti che possono aver generato il problema. Nelle prime fasi di riavvicinamento alla bicicletta è auspicabile una posizione di scarico rotuleo, quindi si adottano pedivelle più corte del normale (con femori di lunghezza inferiore ai 38 cm si useranno pedivelle da 165 cm, per femori tra i 38 ed i 42 cm pedivelle da 167,5 cm e con femori oltre i 42 cm pedivelle da 170 cm).  Anche la sella dovrà essere alzata giungendo ad un angolo tra coscia e gamba, misurata posteriormente al ginocchio, di 160 gradi, invece che degli ottimali 135-155 gradi e si dovrà provvedere ad alzare il manubrio per mantenere identico il dislivello sella-manubrio; infine, anche le tacchette possono essere spostate in avanti di 2-3 millimetri preferendo una pedalata di punta, mentre tutte le altre proporzioni dell'assetto in bicicletta vanno mantenute identiche. In questo periodo si dovrà privilegiare allenamenti non intensi, senza salita e favorendo ritmi di pedalata medio-alti con rapporti mediamente più corti del normale. Dopo questo periodo di transizione, si potrà tornare all'assetto ottimale, ristabilendo le corrette misure di tacchette, pedivelle ed altezza sella.