Carnitina nel ciclismo benefici
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Carnitina nel ciclismo benefici
Assunzione Carnitina ciclismo dieta
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Abbiamo visto che la carnitina nel ciclismo viene proposta come integratore dalle molteplici ed indubbie qualità, vediamo quanto c’è di vero in quello che promettono i venditori (di fumo?) ...
La carnitina in ambito medico è da molto tempo considerata un valido aiuto nella cura di determinate patologie, come nelle cardiopatie e nelle insufficienze vascolari periferiche, e la sua efficacia è stata scientificamente dimostrata.
Altrettanto, invece, non si può dire in ambito sportivo, dove le ricerche effettuate non hanno certamente dimostrato la sua utilità scientifica ed anzi, recentemente, è emerso più di un dubbio sulla sua utilità in ambito sportivo.
Questo quello che ufficialmente farebbe una assunzione di carnitina:
miglioramento del sistema di produzione di energia
migliore ossigenazione dei muscoli
migliore utilizzo dei grassi a fini energetici
riduzione della produzione di acido lattico
Fino ad oggi, nessuna ricerca scientifica (lungo periodi di osservazione, metotologie standardizzate di allenamento ed alimentazione, gruppi di controllo differenti, differenti livelli di performance atletiche, ecc) ha dimostrato la sua efficacia e tutta la sua “aureola di efficacia nel ciclismo” si basa su qualche test non scientifico e del tutto opinabile (assenza di gruppo di controllo, campioni di analisi ridotti, tempo di analisi brevissimo ecc.).
Così è altrettanto vero che, in altri sport, l’integrazione della canitina è stata giudicata inutile, come nella maratona (che pure è uno sport di resistenza come il ciclismo).
Anche assunzioni molto elevate di carnitina non hanno portato a reali benefici dimostrati scientificamente.
Quindi, allo stato attuale, nessuna ricerca realmente scientifica ha dimostrato l’utilità nella carnitina negli sport di resistenza, nella sua capacità di favorire il metabolismo dei lipidi e nella riduzione dell’acido lattico nel sangue.
Questi ad oggi i fatti reali.
Poi di tanto in tanto esce uno studio che dimostra il contrario, ma si tratta di ricerche private senza alcun fondamento scientifico.
Torniamo quindi al nostro detto: “tu prendi che qualche cosa farà” ... ma che cosa non si sà ...