A seguito delle tante richieste di informazioni sui freni a disco per bici da corsa, ecco perché è meglio attendere che la tecnologia sia matura, lasciando agli altri l’”Onore” di fare da tester, per giunta dovendo pagare e non essendo pagati….

 

 

Oltre a questo vediamo di sfatare anche i “primi miti” di questi impianti a disco, onde evitare di generare facili entusiasmi.

 

Per prima cosa è chiaro che sulle attuali bici da strada non c’è un problema di potenza o modulabilità dell’impianto frenante. L’attuale limite ad un miglioramento dell’efficienza frenante e quindi della sicurezza della bici è nella larghezza del copertoncino/tubolare. Con una larghezza di 20/23 millimetri è impossibile assicurare un grip sufficiente ad esercitare una maggiore decelerazione di quanto non riescano a fare gli attuali impianti frenanti.

 

Questo limite, importante, fa si che ci sia anche ampio spazio per creare un impianto graduale e modulabile nella sua forza frenante.

 

L’attuale conoscenza in materia di impianti frenanti, ha portato ad un prodotto maturo, efficace e leggero.

 

Cosa può apportare in questo senso un impianto a disco?

 

Sostanzialmente molto poco, ma visto che  c’è sempre stata una richiesta del mercato in tal senso e che ora tale richiesta inizia ad essere commercialmente valida, è naturale che le aziende del settore, il cui fine è VENDERE, si affaccino al mercato.

 

Poi l’ignoranza degli “esperti” pensa a fare il resto ….

 

Vediamo quindi pregi e difetti dell’uso di un impianto a disco sulla bici da corsa.

 

Peso: almeno attualmente c’è un aggravio di peso, per giunta maggiormente spostato sulla ruota, questo porta ad un maggiore effetto giroscopico, minore maneggevolezza e minore capacità di accelerazione. Per contro alle alte velocità la ruota sembrerà più scorrevole.

 

Comandi: per ottimizzare e rendere efficiente il comando occorrerà attendere che siano proposti dei comandi realmente integrati, come gli attuali per freni tradizionali, maggiormente funzionali rispetto ai prototipi visti fino ad oggi.

 

Manutenzione: è un falso mito quello della maggiore facilità di manutenzione dei freni a disco, vero il contrario. Un impianto tradizionale è quanto di più semplice ed affidabile possa esserci a differenza di un freno a disco in cui abbiamo un circuito dell’olio, una pompa, delle pinze. Mentre da una parte si cambia il cavo del freno, dall’altra si dovrà sostituire l’olio, oltre ad eventuali spurghi di aria, questo senza contare eventuali perdite d’olio dalle varie guarnizioni (invero fenomeno remoto).

 

Scorrevolezza: una volta messo a punto, un buon impianto frenante tradizionale permette una perfetta scorrevolezza della ruota, cosa maggiormente difficile da ottenere con il freno a disco, maggiormente soggetto a venire a contatto con il materiale di attrito.

 

Sostituzione della ruota: risulta leggermente più difficile nel freno a disco, nulla di più.

 

Potenza: nessun vantaggio

 

Modulabilità: in condizioni ottimali non ci sono vantaggi, mentre con il bagnato il freno a disco assicura una migliore frenata, maggiormente evidente se usato con cerchi in fibra di carbonio.

 

Costanza di rendimento: nelle lunghe discese un buon impianto a disco riesce a fare meglio, ancora una volta più costante e modulabile.

 

Ruote: le ruote per freni a disco, per essere vincenti e competitive, devono essere sviluppate in toto per tale uso. Non basta, come visto fino ad ora, assemblare un mozzo da mtb con un cerchio da strada. Se si vuole il massimo delle prestazioni il cerchio va sviluppato per l’uso dei freni a disco ed unito ad un mozzo anch’esso sviluppato per l’uso di freni a disco da strada. Stessa cosa per i raggi ed il loro montaggio. Il “sistema ruota” va completamente ripensato. Un grande vantaggio è che con il disco finisce l’usura della pista frenante in carbonio, permettendo di realizzare ruote in carbonio assolutamente longeve.

 

Telaio: anche il telaio va completamente riprogettato, non basta solo aggiungere gli attacchi dei freni. Si vengono a generare nuove forze, non più simmetriche come con i freni tradizionali, che vanno bilanciate e corrette.

 

Come si vede al momento l’uso del freno a disco sulla bici da corsa è senza dubbio un esercizio tecnico affascinante, dalle grandi potenzialità, ma ben lontano dall’essere un prodotto vincente, sicuro e superiore agli attuali impianti frenanti.

 

Il freno a disco sulle bici da corsa costituirà, senza ombra di dubbio, uno standard per il futuro, ma al momento non porta a reali benefici tecnici, forse è vero il contrario: una bici più pesante, meno maneggevole, con minore stabilità in frenata, con una maggiore complessità di manutenzione, senza un effettivo vantaggio nella sicurezza di frenata.

 

In futuro tutti questi aspetti, ben noti ai tecnici del settore, verranno risolti.

 

Per il momento, però, è meglio lasciare ad altri il vanto di aver acquistato chissà quale rivoluzione tecnica.